Mafia e politica: il caso Olivieri sconvolge Bari

Il coinvolgimento dei clan di Japigia nell’elezione della consigliera comunale Maria Carmen Lorusso è stato oggetto di indagini da parte della Direzione distrettuale antimafia di Bari. Secondo le rivelazioni del procuratore Giacomo Olivieri, il marito della consigliera avrebbe agito come tramite nelle manovre elettorali. Inoltre, sono emersi accordi con soggetti mafiosi che prevedevano promesse di denaro e utilità in cambio di favori politici. Non solo, ma sembra che la stampa sia stata utilizzata per ricattare enti pubblici.

“Tu sai che mio suocero opera, ha operato e ha salvato la vita al fratello di Savinuccio? Tu sai che io sono un intoccabile? Te lo sei dimenticato?”. Parlava così di se stesso Giacomo Olivieri, l’ex consigliere regionale pugliese, intercettato a casa e in auto e in carcere da lunedì con l’accusa di scambio elettorale politico mafioso alle elezioni comunali di Bari del 2019 che portarono all’elezione della moglie Maria Carmen Lorusso (finita ai domiciliari) con la lista ‘Di Rella sindaco’ (centrodestra) e poi passata alla maggioranza che sostiene il sindaco Antonio Decaro.

Le indagini della Direzione distrettuale antimafia di Bari

Le indagini della Direzione distrettuale antimafia di Bari hanno gettato luce sul coinvolgimento dei clan di Japigia nell’elezione della consigliera comunale Maria Carmen Lorusso. Questa importante istituzione ha condotto un’indagine approfondita per smascherare le manovre elettorali illecite che coinvolgevano la candidata e i suoi legami con soggetti mafiosi.

Grazie all’operato della Direzione distrettuale antimafia, sono emerse prove concrete che confermano il coinvolgimento del marito di Lorusso, l’avv. Giacomo Olivieri, come tramite nelle manovre elettorali. Queste indagini sono fondamentali per garantire la legalità e la trasparenza nel processo democratico, smantellando le connessioni tra politica e criminalità organizzata nella regione di Bari.

Per la Procura, quanto emerso dalle intercettazioni e dalle indagini, dimostra la “estrema pericolosità della personalità” e il suo “elevato profilo delinquenziale, in quanto l’interlocutore si definisce quale ‘intoccabile’, collegato alla criminalità organizzata locale”.

Giacomo Olivieri: il marito e tramite nelle manovre elettorali

Giacomo Olivieri, marito di Maria Carmen Lorusso, è stato identificato come il principale tramite nelle manovre elettorali dei clan di Japigia. Le indagini condotte dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari hanno rivelato il suo coinvolgimento nell’organizzazione di accordi con soggetti mafiosi per garantire il successo elettorale della consigliera comunale. Olivieri avrebbe promesso denaro e utilità ai clan in cambio del loro sostegno politico. Il suo ruolo chiave nel processo decisionale ha messo in luce la sua influenza nel panorama politico locale, sottolineando l’estensione del coinvolgimento dei clan nella vita pubblica e nella gestione delle istituzioni.

Accordi con soggetti mafiosi: le promesse di denaro e utilità

Gli accordi con soggetti mafiosi sono emersi durante le indagini della Direzione distrettuale antimafia di Bari riguardanti l’elezione della consigliera comunale Maria Carmen Lorusso. Secondo le informazioni raccolte, la candidata avrebbe promesso denaro e utilità ai clan di Japigia in cambio del loro sostegno elettorale. Queste promesse rappresentano un tentativo di infiltrazione della criminalità organizzata nella politica locale, mirando a ottenere vantaggi e favori illeciti. La scoperta di questi accordi sottolinea l’importanza di combattere la connivenza tra la mafia e i poteri istituzionali, al fine di preservare l’integrità delle elezioni e garantire una governance libera da influenze criminali.

Usavano la stampa per ricattare enti

Tra le accuse per la coppia, quella di utilizzare la stampa per ricattare enti pubblici. Secondo le indagini della Direzione distrettuale antimafia di Bari, Lorusso avrebbe sfruttato il suo ruolo politico per ottenere vantaggi personali e finanziari. Mentre il marito, al tempo dei fatti editore di un noto sito online oggi lontano ed estraneo ai fatti, utilizzava la stampa come mezzo di pressione, minacciando di rivelare informazioni compromettenti su determinati enti e persone se non avesse ottenuto ciò che desiderava.

Vittime, nel 2019 come emerge dalle carte dell’inchiesta, la Banca Popolare di Bari, che vantava un credito di un milione e 168mila nei confronti della ‘Fondazione Maria Rossi Olivieri’, e la società di recupero crediti Cerved.

“L’avvocato Olivieri è l’avvocato del ‘Quotidiano Italiano Bari’… volete essere spaccati il culo? Vogliamo creare uno scandalo giornalistico?” pare abbia minacciato obbligando la banca a riacquistare il credito.

Una vicenda che, scrive nell’ordinanza il gip Alfredo Ferraro, “mette in luce la capacita dell’Olivieri di condizionare anche le attività di importanti istituti bancari”.

Potere della stampa rilevato anche in un’altra intercettazione che coinvolge le forze dell’ordine in cui Olivieri dice alla moglie di aver avuto da “quello della Guardia di finanza” informazioni in merito a un ‘blitz’ a cui si sarebbe dovuto dare esecuzione il giorno seguente, il 20 giugno 2019.
Il finanziere nel rivelare in anteprima a Olivieri il blitz su presunte partite di calcio truccate, gli avrebbe chiesto “se avesse un giornalista fidato” al quale dare la notizia, Olivieri face il nome di Antonio Loconte, allora direttore della sua testata online “Il Quotidiano Italiano”, che, secondo la pubblica accusa era una persona “piegata ai desiderata di Olivieri”.

Le conseguenze

Dal 2011 al 2020 Giacomo Olivieri e la moglie Maria Carmen Lorusso hanno fatto registrare spese per 15,2 milioni di euro. Un tesoro impiegato per sottoscrivere quote societarie e titoli (2,6 milioni), acquistare immobili (2 milioni), investire in polizze vita (1,8 milioni) e ancora sufficiente a garantire alla coppia un tenore di vita elevatissimo, con spese familiari valutate in 3,4 milioni in un decennio: automobili, viaggi, vacanze, acquisti nei negozi.
Allora però i guadagni dichiarati erano di circa 2,59 milioni. Una sproporzione, che ha permesso alla Polizia di Stato di procedere al sequestro di tutto il patrimonio dell’avvocato barese e consorte.

Immobili, conti correnti, quote societarie intestate a prestanome, villa a Polignano compresi arredi e tutti gli ornamenti (statue, gazebo, barbecue, piante, fioriere, anfore, pietre ornamentali, arredi esterni, pavimentazione, muretti in pietra, recinzione, impianto di video sorveglianza, illuminazione) portano da lunedì i sigilli del tribunale.

Queste accuse rivelano un coinvolgimento dei clan mafiosi nella politica locale, evidenziando una connessione pericolosa tra il potere politico e il crimine organizzato nella regione di Japigia.

Questo caso di coinvolgimento dei clan di Japigia nell’elezione della consigliera comunale Maria Carmen Lorusso rivela una rete di corruzione e ricatti che ha infiltrato la politica locale. Le indagini svolte dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari hanno portato alla luce un sistema oscuro di accordi e promesse, mettendo in evidenza il ruolo chiave del marito come tramite nelle manovre elettorali.

Tuttavia, resta da chiedersi fino a che punto questa vicenda sia solo la punta dell’iceberg e quanto sia diffusa l’influenza della mafia nella politica locale e nazionale.

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