Morbo di Alzheimer: approvato il primo farmaco

E’ una notizia bomba, quella che arriva dritta dagli Stati Uniti. La Food and Drug Administration ha approvato il primo farmaco utile per combattere il morbo di Alzheimer. Decisivo è stato l’apporto Giancarlo Logroscino, neurologo di fama internazionale, nonché direttore del Centro Malattie Neurodegenerative di Tricase.

La notizia ha fatto sobbalzare tutti dalla sedia, malati e non.

La Food and Drug Administration, ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei farmaci e dei prodotti farmaceutici ha approvato per la prima volta in 20 anni un farmaco per combattere l’Alzheimer.

Il farmaco è stato prodotto dall’azienda farmaceutica statunitense Biogen.

Si tratta di un anticorpo monoclonale, l’Aducanumab e stando a quanto afferma la FDA sarebbe il primo trattamento per contrastare la malattia di Alzheimer dal 2003 a oggi.
L’unica medicina che punta alla fisiopatologia della malattia.

La demenza di Alzheimer ha spesso un inizio ingannatore. Le persone cominciano a dimenticare alcune cose per arrivare al punto in cui non riconoscono alcun familiare o conoscente.

Hanno bisogno di aiuto anche per le attività più semplici. La malattia colpisce oggi il 5% delle persone over60 e nel nostro paese si stimano circa 500 mila ammalati.

Rappresenta la forma più comune di demenza senile, una situazione provocata da un’alterazione delle funzioni celebrali che si traduce in una condizione di vita al limite dell’impossibile.

La malattia colpisce la memoria e le funzioni cognitive e può irradiarsi anche la capacità di parlare, nonché causare stati confusionali e cambiamenti di umore.
Il nome della malattia deriva dal neurologo tedesco Alois Alzheimer che nel 1907 ne descrisse i sintomi.

L’andamento della malattia è variabile e i pazienti affetti da questa patologia possono vivere fino a 8-10 anni dopo la prognosi.
Il morbo di Alzheimer rappresenta la terza causa di morte dopo le malattie cardiovascolari e il cancro.

A questa ricerca hanno partecipato 220 centri di cui il 60% in USA e Canada e 14 centri italiani. Tra questi 14, spicca sicuramente il Centro per le Malattie Neurodegenerative e l’Invecchiamento Cerebrale dell’Università degli Studi di Bari.

Riconosciuto e identificato dalla Regione Puglia come istituto di eccellenza per le malattie neurodegenerative dal 2011 è stato trasformato in una clinica di tipo universitario grazie all’accordo tra Uniba e Pia Fondazione Panico.

Logroscino, barese di nascita nonché professore ordinario dell’Università degli Studi di Bari, è uno dei massimi esperti per quanto riguarda le malattie neurodegenerative.

Dopo l’esperienza ad Harvard, per molti la più importante università del mondo, è rientrato a Tricase per mettere in piedi un centro avanzato per la diagnosi precoce sulle malattie neurodegenerative.

Proprio  Logroscino afferma: “L’esperienza del Centro di Tricase, fortemente voluto da Regione Puglia e dall’Università degli Studi di Bari, è la prova di come la ricerca di qualità e l’eccellenza scientifica possa essere fatta anche in Puglia e in posti considerati fuori dai grandi flussi di finanziamenti come le grandi città metropolitane del nord Italia e del nord Europa.

Il lavoro del nostro Istituto ha interessato negli anni diversi ricercatori molto giovani e molti pazienti. A loro dobbiamo questo grande risultato che speriamo possa ora essere portato in Europa con l’approvazione dell’EMA dopo un ulteriore round di giudizio all’Agenzia Europea”.

Rappresenta una notizia importante, storica per certi versi, anche se i passi da fare non finiscono qui.

La sperimentazione rimane il fulcro di tutto, come dimostrano le parole del professore che asserisce: “Una delle attività del Centro in questi anni è stata quella di garantire l’accesso a cure sperimentali ai cittadini pugliesi al pari di quelli degli Stati Uniti, del Canada e di altre parti del mondo.

Quando al nostro Istituto si presentano pazienti che chiedono di poter entrare a far parte delle sperimentazioni capisco come, anche grazie al nostro lavoro e alla nostra perseveranza, molto è cambiato anche nella cultura della popolazione pugliese, si sono aperti nuovi percorsi di speranza”.

In attesa dell’ok dell’Ema (Agenzia europea per i medicinali), la Regione Puglia farà il possibile per soddisfare le esigenze dei cittadini, migliorando la rete dell’assistenza e progredendo nella distribuzione di questi farmaci, fondamentali per queste patologie.

Fabiano Daniele
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