Licenziamenti, mai sputare nel piatto dove si mangia

Le eccessive e ripetute critiche nei confronti dell’azienda dove si lavora possono essere causa di un legittimo licenziamento.

In buona sostanza , venuta meno la reciproca stima, può cessare anche il contratto di lavoro. E questo perché, se la conflittualità giunge a un punto tale che ogni situazione problematica viene utilizzata, dal dipendente, come scusa e occasione per denigrare l’immagine aziendale, allora il licenziamento è legittimo.

In forza di quanto deciso dai giudici della Suprema Corte, casi come questi giustificano il licenziamento per giusta causa, essendosi verificate, da parte del dipendente, “mancanze” che non consentono la prosecuzione, anche provvisoria, del rapporto di lavoro. ( in tal senso Cass. sent. n. 3853/15 del 25.02.2015).

Fondamentale  è , dunque, la valutazione della condotta del dipendente, se abbia o meno comportato una denigrazione dell’immagine aziendale: tale comportamento, si legge in sentenza, racchiude in sé una gravità tale da giustificare il venire meno della fiducia della società nella correttezza del futuro adempimento da parte del proprio dipendente.

Attualmente, con la recente approvazione della riforma del lavoro, in ipotesi del genere la reintegra del dipendente verrebbe ammessa solo qualora il giudice dovesse verificare che il fatto contestato al dipendente è inesistente. In tutti gli altri casi, in presenza di una sentenza che dovesse valutare come illegittimo il licenziamento, al lavoratore spetterebbe unicamente il risarcimento del danno!

avv. Eugenio Gargiulo

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