Insulti e accuse a mezzo stampa? Non ne risponde il giornalista

Il giornalista, se riporta fedelmente le parole dell’intervistato, non è responsabile delle dichiarazioni di quest’ultimo.

Quasi 28 mila euro. È il risarcimento (medio) che ottiene chi si ritiene danneggiato da un articolo offensivo. Anche la prassi dimostra che spesso si chiede molto di più: circa 800 mila euro. Il dato emerge da una recente analisi delle sentenze del Tribunale di Milano del 2013-2014.

Quando la cronaca ha per oggetto immediato il contenuto di un’intervista, e non risulta posta in dubbio la fedeltà del testo pubblicato alle dichiarazioni rese dall’intervistato, il giornalista non può essere chiamato a rispondere di quanto affermato dall’intervistato, sempreché ricorra l’ulteriore requisito dell’interesse pubblico alla diffusione dell’intervista.

Secondo una recentissima pronuncia della Corte di Cassazione – sentenza n. 23168 del 31 ottobre 2014 – il giornalista non può essere chiamato a rispondere delle affermazioni dell’intervistato qualora lo stesso non abbia manipolato o elaborato le dichiarazioni medesime e ricorra il requisito dell’interesse pubblico alla diffusione dell’intervista.

Con detto assunto, i giudici di legittimità hanno accolto il ricorso presentato da un giornalista contro la decisione con cui il medesimo era stato condannato a risarcire i danni conseguenti alla pubblicazione di un articolo-intervista in cui erano fedelmente riportate le dichiarazioni dell’intervistato offensive nei confronti di una società.

Ci si chiede allora: il giornalista risponde delle offese o delle cose non vere contenute nelle dichiarazioni dell’intervistato?
Di regola no. Quello che conta per il giornalista è la verità non del contenuto dell’intervista, e cioè dell’oggetto della dichiarazione del terzo, ma quella dell’intervista in sé, nel senso che concetti e parole riportati nell’articolo corrispondano a quanto detto dall’intervistato. L’intervistatore deve non solo apparire imparziale ma anche essere nella sostanza un osservatore neutro che riporta fedelmente e con distacco le dichiarazioni raccolte.

E se l’intervistato accusa qualcuno?
Il giornalista è freddo e neutrale; riporta con precisione e distacco intellettuale le dichiarazioni. E quando l’intervistato accusa qualcuno deve controbilanciare lasciando diritto di replica, perché deve dare conto al pubblico delle diverse posizioni.

Nell’ipotesi, invece, in cui l’intervistatore lasci spazio alle affermazioni denigratorie in assenza di un minimo contraddittorio, finisce per svolgere la funzione di mera cassa di risonanza delle offese e ne diventa corresponsabile. A meno che la notizia non sia proprio il fatto che quelle offese siano state pronunciate: ma questo vale solo in caso di rilevanza istituzionale del soggetto dichiarante e in presenza di un interesse pubblico di estrema rilevanza!

avv. Eugenio Gargiulo

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