Carabinieri all’opera nel brindisino

Nei primi 3 mesi dell’anno i Carabinieri di Brindisi hanno denunciato 30 persone per violazione degli obblighi di custodia dei veicoli di proprietà, sottoposti a sequestro e affidati loro in giudiziale custodia. L’attività di verifica ha riguardato 130 veicoli. Nell’anno 2018 erano state in totale 107 le persone denunciate e la verifica aveva riguardato la posizione di 774 veicoli.

I Carabinieri del Comando Provinciale di Brindisi, nell’ambito delle giurisdizioni delle Compagnie dipendenti di Brindisi, San Vito dei Normanni, Francavilla Fontana e Fasano hanno attivato una serie di controlli, per l’accertamento di eventuali violazioni penali, relative alla sottrazione o al danneggiamento di cose sequestrate, nel corso di un procedimento penale o dell’autorità amministrativa. Gli accertamenti hanno anche riguardato la violazione colposa dei doveri relativi alla custodia.

Il bilancio della specifica attività, dall’inizio dell’anno, ha portato complessivamente al deferimento in stato di libertà di 30 persone, per “violazione agli obblighi di custodia”, 130 sono state le posizioni verificate, per appurare se venissero rispettate le prescrizioni relative al provvedimento di affidamento in custodia giudiziale che prevedono che il mezzo deve essere custodito in luogo privato non accessibile a terzi, di mantenerne l’integrità, e di non utilizzarlo. Infatti, una delle prime verifiche che viene eseguita tende appunto a stabilire se il veicolo è stato utilizzato confrontando il numero dei chilometri indicati nel verbale al momento del sequestro con la cifra indicata dal contachilometri in sede di ispezione. Al riguardo si specifica che l’affidamento in custodia è stato voluto dal legislatore per lenire le spese gravanti sui proprietari di automezzi sottoposti a sequestro amministrativo o penale, quando custoditi presso depositi giudiziari.

Pertanto, l’attività di verifica è stata orientata nei confronti dei soggetti nominati a vario titolo custodi dei veicoli. Infatti, i Carabinieri, nell’esaminare lo stato di conservazione dei 130 veicoli oggetto di sequestro penale o amministrativo, affidati ai proprietari nominati custodi, hanno riscontrato che numerosi mezzi sono risultati danneggiati ed altri privi di alcune parti meccaniche e di carrozzeria, asportate. Come detto l’affidamento del veicolo oggetto di sequestro, ai “proprietari–custodi”, è finalizzato a non gravarli delle ulteriori spese di custodia che l’affidamento a ditte specializzate comporterebbe.

Di contro, il “proprietario–custode” è tenuto responsabilmente a conservare il mezzo nelle medesime condizioni riscontrate al momento del sequestro, e non a “cannibalizzarlo” alienando i pezzi migliori, depauperandolo così del suo valore o addirittura a venderlo in toto, ovvero ad adottare le misure necessarie per impedirne il furto. Infatti nel corso dell’attività ispettiva effettuata nel mese di novembre i Carabinieri di Torre Santa Susanna hanno deferito in stato di libertà 2 persone che hanno dichiarato verbalmente di aver subìto il furto da qualche mese delle rispettive autovetture affidate loro in custodia, senza mai formalizzare la relativa denuncia. Pertanto, le norme contestate ai soggetti denunciati sono volte a tutelare il buon andamento della Pubblica Amministrazione, quale interesse pubblico al mantenimento delle condizioni di realizzazione delle finalità dei sequestri.

La pena prevista per il proprietario che si rende responsabile del reato previsto dall’art. 334 del codice penale di: “sottrazione o danneggiamento di cose sottoposte a sequestro disposto nel corso di un procedimento penale o dall’autorità amministrativa”, è della reclusione da 3 mesi a 3 anni. Mentre per chi si rende responsabile della: “violazione colposa di doveri inerenti alla custodia di cose sottoposte a sequestro disposto nel corso di un procedimento penale o dall’autorità amministrativa” art. 335 del codice penale è punito con la reclusione fino a 6 mesi o con la multa fino a 309 euro.

 

Ceglie Messapica: 28enne arrestato per spaccio di stupefacente.

I Carabinieri della Stazione di Ceglie Messapica hanno tratto in arresto in flagranza di reato di detenzione al fine di spaccio di sostanza stupefacente Pizzutolo Giovanni 28enne del luogo. I militari, nel corso di un servizio finalizzato alla prevenzione e repressione dello spaccio di stupefacente nella città di Ceglie Messapica, hanno effettuato una perquisizione personale e locale nell’abitazione del 28enne, dove nella camera da letto, all’interno di una piccola scrivania, è stata rinvenuta una custodia per occhiali da sole con dentro un pezzo di hashish del peso di 84 grammi, avvolto in una pellicola trasparente di cellophane.

Nel prosieguo dell’attività sono stati, altresì, rinvenuti due bilancini elettronici di precisione, un coltello a serramanico con la lama intrisa di stupefacente del tipo hashish, una bustina in plastica contenente 2 grammi di marijuana e ulteriori 3 grammi di hashish riposti in un pacchetto di sigarette, nonché alcuni semi di cannabis varietà indica e una banconota da 20 euro, il tutto sottoposto a sequestro. Le analisi speditive effettuate sullo stupefacente hanno dimostrato che effettivamente si tratta di hashish e marijuana. L’arrestato, al termine delle formalità di rito, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, è stato sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari nella sua abitazione.

 

Mesagne: in carcere ROMANO Pia 49enne del luogo, condannata per associazione a delinquere nell’ambito dell’indagine “Pax” condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Brindisi.

I Carabinieri della Stazione di Mesagne hanno tratto in arresto, in esecuzione all’ordine di carcerazione emesso dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Taranto, Romano Pia 49enne del luogo. Il provvedimento scaturisce da una sentenza del Tribunale di Lecce divenuta definitiva il 1° aprile scorso con la quale la donna è stata condannata alla pena di anni 5 di reclusione, per associazione di tipo mafioso con le aggravanti.

I fatti che riguardano il provvedimento restrittivo sono stati commessi in Mesagne e Brindisi. Si tratta dell’operazione denominata convenzionalmente “PAX” condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Brindisi sfociata nel dicembre del 2014 nell’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Lecce nei confronti di 12 esponenti della Sacra Corona Unita locale, ritenuti responsabili a vario titolo dei reati di associazione di tipo mafioso, cessione di stupefacenti e contrabbando di tabacchi lavorati esteri, aggravati dal metodo mafioso.

Dall’attività investigativa condotta è emerso l’importante personalità delle donne che avevano un ruolo di raccordo tra i reclusi negli Istituti di Pena e gli affiliati all’esterno. Come la figura di Romano Pia che ha veicolato all’esterno del carcere agli associati liberi, le disposizioni impartite dal marito, ristretto. Si è trattato di comunicazioni per così dire di servizio riguardanti i comportamenti da tenere in relazione alle attività illecite condotte dall’organizzazione, come raccogliere risorse economiche, fornire assistenza, mantenere le famiglie dei reclusi, coordinare il traffico di stupefacenti e gestire la vendita di Tabacchi Lavorati Esteri di contrabbando. La donna già agli arresti domiciliari dove ha già scontato gran parte della pena, terminerà l’espiazione del residuo il 14 dicembre 2019. Dopo l’espletamento della formalità di rito, è stata associata nel carcere di Lecce a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

 

Brindisi: in carcere i 2 della rapina alla gioielleria Lanvin di Carovigno.

Nella mattinata di ieri è stato convalidato dal G.I.P. del Tribunale di Brindisi il fermo di indiziato di delitto a carico dei due rapinatori Braccio Vito 36enne e Muscio Alessandro 38enne che poco dopo le 19.15 di lunedì scorso avevano fatto irruzione, travisati, di cui uno armato di pistola, all’interno della gioielleria Lanvin di Carovigno, dove era presente solo il padre 75enne del titolare che è stato immobilizzato mediante l’uso di fascette di plastica da elettricista. Durante l’azione criminosa, è entrata nella gioielleria la moglie del 75enne che, avvedutasi di quanto stava accadendo, ha inveito all’indirizzo dei malviventi costringendoli a fuggire a piedi.

La donna, infatti, ha tentato di inseguirli, uno dei due è inciampato cadendo per terra, perdendo parte della refurtiva raccolta dall’inseguitrice. L’altro rapinatore, che nel frattempo aveva percorso un tragitto maggiore, ha intercettato, fermandola, la Fiat Grande Punto condotta da un 22enne di Carovigno, al quale ha intimato di scendere dal veicolo sotto la minaccia dell’arma e dopo esservi salito si è dileguato. Subito sono state attivate le ricerche della vettura dotata di localizzatore satellitare.

Al riguardo, sono state attivate tutte le pattuglie presenti in zona che si sono poste all’inseguimento, e in un contesto di sinergia investigativa con l’effettuazione di posti di blocco e controlli, l’autovettura dei fuggitivi è stata individuata parcheggiata in Brindisi Piazza Zandomeneghi. In quell’area, il personale del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale e della Compagnia di Brindisi hanno proceduto all’individuazione e al fermo di uno degli autori, Braccio Vito 36enne del luogo, nel mentre tentava di allontanarsi dalle palazzine popolari del quartiere Sant’Elia.

Quando è stato bloccato, l’atteggiamento palesato è apparso alquanto sospetto, l’uomo era agitatissimo e subito sono emersi numerosi elementi di contatto nell’arco temporale immediatamente precedente la consumazione della rapina con il complice, Muscio Alessandro 38enne del luogo. Nell’ambito dell’attività investigativa effettuata dai reparti impegnati nell’attività investigativa su Brindisi, nel cassone di una motoape parcheggiata nelle adiacenze dove è stato fermato uno degli indagati è stata rinvenuta la refurtiva asportata nella gioielleria, 17 orologi di varie marche e un anello da donna.

Nel corso delle verifiche, è stata rinvenuta l’arma con cui è stato perpetrato l’evento delittuoso, una pistola scacciacani occultata nella tromba delle scale al quarto piano dello stabile popolare di via Cremona del quartiere Sant’Elia. L’arma era stata occultata sotto un sacchetto di pellet sul pianerottolo ove si accede al terrazzo. Nel prosieguo delle attività è stato rintracciato il complice Muscio Alessandro, sul conto del quale sono stati raccolti una serie di elementi di responsabilità riguardo alla rapina, non ultime le escoriazioni che presentava sulle mani a seguito della caduta sull’asfalto allorquando è stato inseguito dalla madre del titolare. Pertanto, a seguito degli elementi probatori riscontrati, entrambi sono stati sottoposti a fermo di Polizia Giudiziaria, perché gravemente indiziati del reato di rapina nella gioielleria e dell’autovettura Fiat Grande Punto utilizzata per la fuga. La refurtiva recuperata è stata restituita al legittimo proprietario.

 

Latiano: operaio cade da impalcatura di 5 metri, deferite in stato di libertà 8 persone responsabili a vario titolo della violazione delle norme circa la prevenzione degli infortuni sui luoghi di lavoro e il favoreggiamento personale.

I Carabinieri della Stazione di Latiano, a conclusione degli accertamenti, hanno deferito in stato di libertà 8 persone, indagate a vario titolo in relazione ad un infortunio sul lavoro verificatosi nella prima mattinata dell’11 marzo scorso, all’interno di un cantiere edile in Latiano. Un operaio, mentre era intento ad espletare delle attività per la realizzazione di alcuni alloggi, è caduto dall’impalcatura da un’altezza di 5 metri. È emerso che l’infortunio non è stato segnalato agli organi competenti che sono venuti a conoscenza dell’evento il 24 marzo successivo.

A seguito delle verifiche effettuate dai militari, congiuntamente al personale preposto dello SPESAL (Servizio Prevenzione e Sicurezza Ambiente di Lavoro) dell’ASL di Brindisi, è emerso che l’operaio infortunato era impiegato nel cantiere senza alcun contratto di lavoro. Dopo la caduta è stato caricato su un’autovettura da due operai e condotto nella sede del 118 di Latiano per farlo trasportare in Ospedale, facendo intendere che l’evento si era verificato per una caduta in ambito domestico. L’operaio, a seguito della caduta, ha riportato un “trauma cranico con frattura delle rocche petrose, del temporale bilaterale e dello sfenoide”. Nonché “emorragia sub aracnoidea frontale bilaterale e parieto temporale destra, trauma spinale e un edema papillare”, dimesso con una prognosi di 30 giorni.

Pertanto, in relazione alle rispettive funzioni nell’ambito del cantiere, sono stati deferiti in stato di libertà l’amministratore unico della società costruttrice, per lesioni personali colpose gravi commesse in violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro, nonché altri soggetti per la mancata vigilanza sui lavoratori autorizzati all’accesso alle attività e per favoreggiamento personale in concorso.

 

San Vito dei Normanni: comandante provinciale dei Carabinieri consegna al maresciallo maggiore Pietro Sternativo l’omerale da comandante titolare della Stazione di San Michele Salentino.

Il Comandante Provinciale dei Carabinieri di Brindisi, Colonnello Giuseppe De Magistris, in occasione della visita effettuata alla Compagnia di San Vito dei Normanni, e alla presenza di tutti i comandanti di Stazione, ha voluto consegnare al Maresciallo Maggiore Pietro Sternativo, l’omerale da “Comandante di Stazione”. Infatti, dal 4 aprile 2019, con determinazione del Comando Legione Carabinieri “Puglia”, il sottufficiale è stato nominato comandante titolare della Stazione di San Michele Salentino, dopo averla retta in “sede vacante”, dal 3 maggio 2018, con quelle capacità necessarie per poter adempiere al meglio a tale delicato incarico, dimostrando dedizione e competenza.

La consegna dell’omerale che il Comandante Provinciale ha voluto effettuare alla presenza di tutti i comandanti titolari di Stazione della Compagnia di San Vito dei Normanni ha un preciso valore simbolico e costituisce impegno solenne che il Maresciallo Pietro Sternativo quale Comandante titolare di Stazione ha assunto nel continuare a servire i cittadini del Comune di San Michele che l’Istituzione gli ha affidato.

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